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Viaggio in Estonia e Omero nel Baltico

Anche quest’anno sarò lieta ospite del Festival della Letteratura di Viaggio di Roma, dove parlerò del mio recente viaggio in Estonia! Leggete di seguito un’anticipazione sul tema di questo viaggio e sul senso dell’incontro, vi aspetto sabato 27 settembre alle 14.00 a Villa Celimontana.

Syusy

Syusy in Estonia

Omero nel Baltico

Il mio viaggio in Estonia ha a che fare con l’ Odissea, perché l’Odissea e l’Iliade (gli scritti attribuiti ad Omero e collocati geograficamente nel Peloponneso) potrebbero avere origine Baltica. Essere cioè realmente accaduti da queste parti, per poi essere ricollocati da noi. E la ricerca di questa possibile origine nordica della nostra cultura mediterranea, teorizzata nei suoi libri dal mio amico Felice Vinci che accompagno a una conferenza sull’isola di Saaremaa, è stato il fil rouge del mio viaggio nel Baltico.

In pratica Ulisse potrebbe essere esistito davvero, ma forse ha incontrato Circe e Polifemo nel Baltico, e non tra l’Asia Minore, la Grecia e l’Italia. Per me tutto questo è molto plausibile ed è da tanto tempo che ci ragiono. E per questo ricerco a tutte le latitudini tracce dei famosi Popoli del Mare. Felice che ha la responsabilità di chiamarsi Vinci (geniale come Leonardo), ha anche la responsabilità intellettuale e materiale di avermi portato fin lì, perchè è lui che da venti anni si è dedicato al Mistero delle origini dell’Iliade ed dell’Odissea. Felice Vinci era ingegnere nucleare, incaricato di lavorare al progetto delle centrali atomiche: dopo l’incidente di Cernobil dovette desistere, e lui dice che dal foll-out nucleare è nata la sua ricerca omerica!

Foto di gruppo a Saaremaa

Foto di gruppo a Saaremaa

La conferenza di Felice si svolge a Kuressare, capoluogo dell’isola di Saaremaa. Il ricercatore Karl Kello, che ha scritto un libro che si collega a quello di Vinci per via dello studio dei simboli, lo ha invitato a parlare. Felice parla della sua teoria: afferma che le avventure raccontate nell’Iliade ed Odissea, se collocate in Mediterraneo hanno delle grandi contraddizioni. Si parla tra l’altro infatti di una battaglia nell’Iliade che dura due giorni e una notte, senza mai fermarsi perché c’è luce. Questo quadra se si svolgesse al nord, dove c’è la notte bianca, ma non al sud. Si dice che la madre di Achille gli prepara un baule pieno di abiti pesanti per andare in battaglia, ma se avesse dovuto andare alla Troia che conosciamo gli sarebbero piuttosto serviti abiti leggeri. Si parla delle navi achee, nere e senza chiglia che possono spiaggiarsi, proprio come le navi vichinghe!

Felice dopo anni che si è letto e riletto – lui dice per 16 volte – l’Iliade afferma che i toponimi si trovano qui nel Baltico, dove esiste una Truva che potrebbe essere la vera Troia. Esistono poi nomi che sarebbero stati riportati in Peloponneso, ma la cui storia è quella orale, tramandata per secoli dai popoli nordici e scritta poi in seguito da questo misterioso Omero e ricollocata in Mediterraneo. Anche solo ripensare in questo modo all’Epica che ci viene inflitta a scuola rende tutto più interessante ed intrigante: un giallo che va indagato!

Sono sempre loro: i Popoli del Mare!

Ma perché e come una leggenda nata qui si sarebbe poi spostata in Mediterraneo? A questo punto avrei anche io qualche cosa da dire, entra in ballo anche la mia ricerca di cui ho tante volte parlato. Ho girato con Adriatica, la barca dei velistipercaso, dalla Liguria a tutta la costa tirrenica, dall’Elba al Circeo, dalla Sardegna alla Calabria, alla Puglia fino al canale di Corinto, per arrivare quindi ad Atene e all’isola di Egina, fino a Troia in Turchia. E in questi viaggi per mare ho incontrato vestigia antiche che ci raccontano dei mitici Argonauti, i navigatori cercatori di metalli, simboleggiati dal vello d’oro.

E ho raccontato dei Pelasgi, che sono all’origine di tutte le popolazioni mediterranee e hanno costruito mura ciclopiche poligonali sparse ovunque. Ma fondamentalmente sono andata sulle tracce dei misteriosi Popoli del Mare. Sembra che sia solo una storia ma, attenzione, potrebbe essere la nostra storia!

Syusy in Estonia

Syusy in Estonia

 

Attorno al 1500 a.C. arrivano non si sa da dove, né come, delle Popolazioni diverse fra loro per abiti, usanze e organizzazione in clan, e anche per modo di inumare i loro morti, ma accomunate da alcune caratteristiche per cui vengono definiti Popoli del Mare. Viaggiano su navi portando con sé tutto, anche le famiglie: donne e bambini. Sono aggressivi e muovono guerra ovunque vanno, perché devono trovare luoghi da colonizzare. Arrivano a combattere anche con un Faraone egizio, Ramesse, che li sconfigge ma che, colpito dal loro valore, fa scolpire la battaglia in un bassorilievo che si trova a Medinet Abu. Grazie a questo li vediamo: alcuni hanno copricapi di piume come i Peleset, altri copricapi con le corna come i famosi Sardes. Hanno spade corte di metallo, forse di bronzo forse di ferro, hanno scudi rotondi, come quello di Achille, con sopra la luna il sole. Sono diversi ma uniti dalla smania di trovare un posto dove fermarsi. Sono nomadi del mare, danno l’idea di arrivare da un posto dove non possono ritornare. Di un popolo del mare chiamato Siculi si dice che combatterono sotto le mura di Norba in Lazio, mura costruite dai Pelasgi e, non riuscendo a conquistare la città, si trasferirono nella Sicilia dell’est, sconfissero gli abitanti che occupavano quella parte di terra e la colonizzarono, dando appunto nome alla Sicilia. Insomma, potrebbero davvero essere i nostri antenati, se si pensa che Adrio e Tirreno erano Re dei Popoli del mare: infatti anche gli Etruschi erano grandi navigatori ed avevano quell’origine. Di loro si trovano tracce in Anatolia e in Peloponneso ma… da dove venivano veramente?

Il meteorite del lago di Kaali

La spiegazione potrebbe essere qui in Estonia, e in particolare qui a Saarema. Al centro dell’isola c’è il ricordo di una catastrofe avvenuta nel 1500 a.C.: la caduta di un meteorite, proprio qui su Saarema. Meteorite che ha lasciato una traccia: un lago rotondo che viene chiamato Kaali, nome che ricorda la Dea nera e terribile indiana, nome che ricorda soprattutto l’eroe Kaali delle leggende nordiche, il Kaalevala. Il Lago rotondo è giustamente considerato sacro, ma anche pericoloso. Un luogo infernale, l’entrata dell’Averno: un lago come quello dove la Dama del Lago fa uscire Excalibur, la spada invincibile di Artù.

Il lago tra l’altro, in epoche successive, era stato circondato da mura alte e possenti come un tempio. A Vinci viene da pensare al mitico tempio di Apollo, rotondo. Certo la leggenda che parla di Fetonte, il figlio del Sole che, guidando il carro del padre senza averne la capacità, cade rovinosamente sulla terra, potrebbe essere originato da quest’evento. O anche, come dice Kar Kello, il meteorite potrebbe essere legato alla leggenda del figlio o figlia del Faraone, citato nelle leggende estoni, che cade nel lago. Il Faraone, figura molto misteriosa, in epoca cristiana viene ucciso, metaforicamente si dice, annegato, come per estirpare l’ultimo baluardo del paganesimo duro a morire.

Il lago Kali a Saaremaa

Il lago Kaali a Saaremaa

La via dei fiumi

E la mia domanda ricorrente è: se sono scappati da qui, i Popoli del mare da dove sono passati per venire in Mediterraneo? La risposta naturale sarebbe che potrebbero essere venuti dall’Atlantico passando per Gibilterra. Ma perché appaiono prima nel vicino Oriente? Perché in Anatolia, nelle Isole greche? In Egitto? Sembra quasi che arrivino via terra… Felice dice che i loro discendenti, i Vichinghi, più tardi avrebbero percorso una via che sembra insolita ma che invece è possibile: passavano per i fiumi dell’Europa dell’est! Effettivamente l’Età del bronzo del Baltico è più antica di quella del Mediterraneo, e la traccia lasciata dalle sepolture lungo i fiumi ci fa pensare che questi Popoli passassero da lì con navi e tutto E anche la via dell’ambra ce lo fa supporre.

Ambra del Baltico: pregiata, ritenuta sacra e curativa (forse perché resa radioattiva dal meteorite?).

E poi la mia esperienza di navigatrice “passiva” – nel senso che mi sono fatta portare in giro senza mai diventare troppo esperta ma facendo molte domande e imparando diverse cose della navigazione – mi fa capire che le navi degli Achei erano perfette per questo tipo di navigazione: erano senza chiglia quindi trasportabili anche via terra, erano nere perché cosparse di bitume per essere impermeabili e per poter navigare in un mare paludoso, lacustre come è il Baltico; l’ albero era abbattibile, ragion per cui si trasportavano facilmente. E poi i rematori erano energumeni nordici atti ad ogni fatica, quindi potevano facilmente trascinare anche le imbarcazioni in caso di necessità.

Quindi ecco da dove sono passati! Dai fiumi come il Dnepr che, attraversando l’ Europa dell’est, si butta in mar Nero e quindi, passando per il Bosforo e i Dardanelli, sarebbero arrivati in Mediterraneo.

Svelato il mistero!?

Syusy in Estonia

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