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Sulla yurta

Come funziona

schema: come funziona la yurta

La struttura della yurta è un assemblaggio ingegnoso di componenti fatte in legno, veloce da erigere come qualunque tenda, ma una volta in piedi più somigliante a un edificio di legno. La yurta è una struttura che si auto sostiene, tiene la forma senza bisogno dell’aiuto di corde tiranti o coperture elasticizzate. In qualunque condizione eccetto il vento forte, la yurta starà in piedi e attaccata al terreno senza bisogno di altro oltre la gravità. Questa rigidità è mantenuta da forze in opposizione esercitate dalle diverse parti della struttura. I muri sono rigidamente legati alla porta d’ingresso, a formare un cerchio completo. Il tetto conico o a cupola, con la sua pesante corona, esercita una forza dall’alto dei muri. Questa forza è tenuta sotto controllo e sfruttata attraverso fasce resistenti legate intorno alla cima del muro. Queste forze opposte danno alla struttura grande rigidità, che è ulteriormente rinforzata dalle pressioni verso il basso che esercita la pesante copertura del tetto e le pressioni interne delle forti coperture del muro.
La yurta ha una forma aerodinamica, il vento slitta oltre la struttura con impatto minimo. Non ci sono piani o superfici concave in cui il vento possa fermarsi. La yurta non cadrà per terra come una tenda qualsiasi, ma può in circostanze eccezionali essere sollevata da una forte raffica di vento attraverso la porta. Per questo bisogna sempre inchiodarla a terra. La forma della yurta è efficiente dal punto di vista termico. Una grande yurta può essere riscaldata facilmente, con una piccola stufa a legna anche con –5°C e senza alcuna insolazione aggiuntiva. In Asia Centrale delle spesse coperture di feltro mantengono la yurta al caldo, nonostante le temperature esterne scendano fino a –40°C. D’altra parte in un clima caldo l’aria calda sale e esce attraverso l’apertura, lasciando l’aria fresca sul fondo.

Tradizioni

disposizione tradizionale nella yurta

Dato che la yurta è stata l’abitazione di molte tribù e culture dell’Asia centrale per millenni, si sono sviluppate in proposito un gran numero di tradizioni, superstizioni, significati religiosi e costumi.

Significato spirituale – Per i mongoli la Ger è più che una semplice dimora, nella sua costruzione è rappresentato tutto l’universo. Il tetto rappresenta il cielo e il buco per far uscire il fumo il sole. Il cuore contiene i cinque elementi base della terra (terra, legno, fuoco, metallo e acqua – il metallo nelle grate e l’acqua nella caldaia). Per i mongoli Buryat il fuoco contiene le divinità della casa e per questo è venerato, e gli si dedicano offerte ogni mattina. Nel fuoco non si brucia spazzatura e gli stranieri non possono trarne una torcia. I due pali del tetto che supportano la corona hanno importanza simbolica quanto necessità strutturale. Gli abitanti della mongolia sono prevalentemente buddisti, nel lato opposto alla porta è eretto un altare, le persone dormono con la testa rivolta ad esso. Nelle aree musulmane le persone dormono nella direzione opposta, con le teste rivolte alla porta verso sud, approssimativamente la direzione della Mecca.

Mettere su casa – La yurta di famiglia di solito si ottiene come dono matrimoniale dei genitori alla coppia di sposi. La struttura deve durare una vita intera, ma la copertura di feltro ha bisogno di essere sostituita ogni tre o cinque anni. La yurta è eretta con la porta rivolta a sud. Quando le famiglie si accampano insieme durante l’inverno i gruppi di yurte sono disposte in cerchio con un’apertura verso sud. I pali del tetto e la corona sono trasportati attraverso la porta, è considerato di cattivo auspicio farli passare sopra al muro.
I mobili e la disposizione delle cose sono sempre gli stessi. L’altare è situato all’opposto della porta, in fondo alla yurta. Il cuore (o stufa) è al centro del piano, con la legna o altri carburanti di fronte e un tavolino basso di dietro. Il lato occidentale è il dominio degli uomini, i visitatori maschi e gli ospiti d’onore siedono da questa parte, dove vengono anche riposte le selle, gli attrezzi e l’airag (latte di cavallo fermentato). Le donne e i bambini stanno nel lato orientale, dove sono conservate le coperte, il cibo, le stoviglie e l’acqua. I servi, i visitatori poveri e ogni animale molto giovane o malato che ha bisogno di cure siedono vicino all’entrata.

Etichetta

Tradizionalmente chiunque si fermi davanti a una Ger, è invitato dentro per un pasto, per la festa si uccide una pecora. Quando si entra nella yurta è considerato maleducato stazionare sulla soglia o tenersi alle corde.
Il saluto tradizionale dei visitatori consiste di quattro domande: stai bene?, sta bene la tua famiglia?, il tuo bestiame è grasso?, l’erba è buona? Le risposte a queste domande sono Sì, indipendentemente dalla realtà. Dopo essersi scambiati i saluti, agli ospiti è offerto del the, seguito da airag e yogurt. Ai visitatori delle yurte Kalmuk è offerto dell’arak (distillato di airag), bisogna berne tre bicchieri in rapida successione. Dopo queste formalità gli uomini si scambiano il tabacco e la festa può diventare più rilassata. L’ospite condivide il pasto.
Ci sono molte regole da seguire. Tutte le armi devono essere lasciate fuori, non si sta fermi sulla soglia, non si puntano i piedi e non si butta la spazzatura nel fuoco. Non ci si siede con la schiena rivolta all’altare, non si fischia, non si scrive con una penna rossa, non si sta in piedi di fronte a persone più anziane e non si punta un coltello a nessuno. Si può prendere solo una quantità esigua di ogni cibo o bevanda offerti. Quando si beve arak o vodka, buttarne un piccolo quantitativo in cielo, al vento e in terra prima di bere.

La storia

storia della yurta

Le popolazioni nomadi hanno lasciato pochi ricordi scritti o resti archeologici al loro passaggio. Per questo è difficile ricostruire la storia della yurta da principio. Nell’età del Bronzo in Siberia sembra usassero yurte. Herodotus (c480-c425 BC) descrive Ger e tende usate dalle popolazioni Scythian. Nel vecchio cimitero di Pazaryck, nel sud della Siberia è stata ritrovata una carta di 2500 anni fa, che dimostra come tutte le tecnologie necessarie a costruire una yurta fossero al tempo già disponibili. Ma è difficile trovare prove certe prima del tempo di Ghengis Khan.
L’evoluzione della moderna Ger inizia sicuramente nella preistoria, con le Buheg, un tipo di struttura ancora usata dagli allevatori di renne del nord della Mongolia e in Siberia. Il passaggio successivo è stato l’aggiunta di semplici muri. Il disegno è stato poi successivamente rifinito con l’aggiunta di khana pieghevoli e pali di legno ricoperti.
Le prime Ger mongole avevano un profilo curvo a forma di bottiglia, montate prevalentemente su un carrello, spinto dai buoi. I carrelli di Ger (Gerlugs) erano usati comunemente durante il regno di Genghis Khan (1162-1227 AD). L’interno impero mongolo era amministrato da una grande Ger semovente. Erano d’uso comune in questo periodo anche le moderne Ger pieghevoli.
Negli anni 1245-1247 il Papa Innocenzo IV mandò il Frate Giovanni DiPlano Carpini in missione per diffondere il Cristianesimo tra i Mongoli e per scoprire al contempo più cose possibili sulle loro origini e abitudini. A quel tempo tutta l’Europa temeva un’altra invasione mongola. Carpini viaggiò per due anni e mezzo, cercando, se non proprio visitando l’anziana capitale mongola Kharakorum, presenziando all’incoronazione di Guyuk Khan, descrisse così le dimore mongole:

«Le case dei tartari sono rotonde e preparate come tende fatte astutamente con assicelle e bastoni. Nel mezzo del tetto c’è una finestra rotonda attraverso la quale passa la luce e il fumo può uscire, dato che hanno al centro un fuoco. I muri e il tetto sono coperti di feltri e anche le porte sono fatte di feltro. Qualche capanna è larga e qualcuna più piccola, dipende dalla ricchezza o povertà dei proprietari. Qualcuna si può riporre velocemente, da portare dietro dappertutto; altre vanno riposte per essere trasportate su carrelli. Le più piccole possono essere trasportate da un asino, le più larghe da due, tre o più, dipende da quanto è larga e da quante bisogna trasportarne. Quando viaggiano, sia che vadano in guerra o in un altro posto, portano sempre la casa con sé.»

La prima yurta completa scoperta venne ritrovata nel XII secolo, sepolta nei monti Khentai della Mongolia del nord. Questa yurta era quasi identica alle tende usate oggigiorno nell’area. Le armate di Genghis Khan risiedevano in yurte pieghevoli molto simile alle moderne, mentre Khan stesso viveva e aveva la sua corte su una serie di tende montante permanentemente su carrelli tirati da asini. Queste tende con le ruote,o gerlugs, avevano solitamente un diametro di 30 piedi (9 metri) e venivano spinte da 22 tori. La forma di queste tende era rotonda, con un soffitto rialzato. Il cambiamento più sostanziale nel disegno della tenda, nell’ottavo secolo fin dal tempo di Genghis Khan, è la forma del tono, che è più piccolo, dando al tetto un profilo più liscio.

Geografia

La Mongolia è la patria delle yurte, dove queste tende sono ancora le abitazioni di tre quarti della popolazione. Al sud, nelle prime regioni mongole al confine con la Cina, sono popolate da gente che abita in tenda. Al nord, le popolazioni delle regioni siberiane di Tuva e Buryat abitano in tende. Nella Siberia orientale, i Koryak allevatori di renne vivono nelle yurte. Più a sud si usa una gamma di yurte in legno, ancora d’uso comune dalle popolazione nomadi in Iran, Iraq, Afghanistan del nord e Pakistan. Nella Mongolia occidentale, in Kazakistan, Kyrgyzstan, Uzbekistan , Tajikistan e nella Cina nord orientale, una regione conosciuta formalmente come Turkestan, la yurta è ancora l’abitazione tipica e tradizionale dei nomadi. La bandiera nazionale del nuovo Kyrgyzstan indipendente mostra una corona di yurta al centro. Nel Medioevo i magiari ungari abitavano nelle loro yurte, dove occasionalmente abitano anche oggi. Le yurte in legno erano usate nella Turchia centrale e orientale fino agli anni ’60.

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