Perchè lo Sciamanesimo?
Lo Sciamanesimo – un’antichissima cultura spirituale – emerge tra le pieghe della storia suscitando a tutt’oggi una serie di interrogativi molto attuali. Dall’estremità occidentale della Francia, all’estremità orientale della Siberia, lo Sciamanesimo riaffiora negli usi e nei costumi di antichi e nuovi popoli che abitano da secoli l’enorme distesa di terre emerse definita zolla eurasiatica. Con l’ausilio di innovativi strumenti di comunicazione e diffusione è possibile interpretare il fenomeno dello Sciamanesimo alla luce di una chiave di lettura inconsueta in grado di rivelare il fil rouge – l’eco di antiche reminiscenze sciamaniche presso molte culture europee.
Lo Sciamanesimo rappresenta una forma di cultura spirituale antichissima, non sistematizzata in dogmi o precetti «religiosi», ma piuttosto formata da un complesso intreccio di simbologie e di miti ricorrenti, anche se riadattati di volta in volta dalle popolazioni con cui è entrata in contatto. Fondamentale dello sciamanesimo è la visione del mondo e del rapporto uomo-natura vissuto come una continua interazione tra le varie forme dell’esistenza, in un equilibrio che si fonda sulla costante consapevolezza della complessità della vita in tutte le sue forme.
Uno dei simboli sintetizzanti dello Sciamanesimo è «l’albero della vita»: l’albero infatti, affonda le sue radici nel sottosuolo, mostra il tronco sulla terra e raggiunge il cielo con i rami; esso riunisce in una sola forma i tre livelli dell’esistenza. Similmente, l’atteggiamento nei confronti delle creature viventi è espresso da una mitologia che riconduce al concetto di simbiosi uomo – animale. Nella tradizione orale e nel repertorio dei miti, le figure dell’uomo e dell’animale spesso si sovrappongono e si compenetrano: «l’eroe» aumenta le proprie capacità e qualità identificandosi nell’animale «totemico» (che a seconda delle aree geografiche può essere il lupo, l’orso, il serpente, l’anatra, la renna…).
Ciò implica la percezione di una necessità dell’uomo di guardare al mondo attraverso «altri» punti vista, una necessità legata anche alla sopravvivenza. Emblematiche sono tutte le «cosmogonie» popolari. Il Kalevala Finnico, ad esempio, è un testo esemplare in cui la creazione del mondo viene narrata come sintesi di una collaborazione fra le forme di vita «primigenie» (la donna, il gigante, l’anatra..).
Lo sciamano e il concetto del “doppio”
La figura dello sciamano rappresenta un elemento chiave per queste culture. Come già si è accennato precedentemente, lo sciamanesimo non si può definire «religione», lo sciamano non è un «sacerdote» sebbene la sua persona sia rivestita da una forma di sacralità. Ancora oggi esistono – e praticano – molti sciamani (soprattutto in alcune repubbliche dell’ex-Unione Sovietica), persone che conducono una vita «normale» all’interno di società d’appartenenza più o meno evolute da un punto di vista tecnologico. Lo sciamano si potrebbe definire una sorta di mediatore tra l’uomo e l’entità spirituale da cui è pervasa l’esistenza stessa.
Il suo ruolo è finalizzato al mantenimento dell’equilibrio «ideale» tra le due realtà e quindi egli stesso accetta consapevolmente la sua natura doppia. Secondo lo sciamanesimo, anche la fisicità è spirito e tutte le forme d’esistenza costituiscono un’unica grande anima. L’identità di essere umano è però determinata da due anime: quella vitale che accomuna l’uomo a tutte le altre forme di esistenza, e quella «razionale». Quando un uomo muore, l’anima razionale (la coscienza) abbandona il corpo mentre quella animale persiste nelle membra per tornare in circolo in un secondo momento. L’anima razionale non è considerata superiore allo spirito vitale, bensì ne costituisce il suo doppio. Lo sciamano – attraverso la trans – vive l’esperienza di abbandonare con la mente il corpo, in modo da poter esplorare gli altri livelli del mondo e guardare con nuovi occhi alla realtà.
Lo scopo della trans è quello di cercare soluzioni ai quesiti e alle problematiche che vengono poste allo sciamano dalla sua comunità; simbolicamente, egli è un «interprete» della natura ed ha il compito di tradurre agli uomini ciò che può vedere attraverso gli occhi del lupo, dell’aquila, dell’orso, o di altri animali totemici della comunità. In un certo senso il distacco dalla realtà terrena è funzionale al raggiungimento di una lucidità di giudizio; infatti, solo abbandonando gli uomini, lo sciamano può svolgere il suo ruolo.
Rito e Mito
Il complesso dei riti legati allo sciamanesimo presenta delle origini comuni ma si arricchisce e differenzia in funzione dei popoli che hanno accolto o rielaborato questa antichissima cultura. Non ci dilungheremo in questa sede sulla complicata questione: è nato prima il rito o il mito, ma è anche grazie ai miti – e alla loro tradizione sia orale che scritta – che è possibile ricostruire in parte il sistema della quotidianità presso antiche civiltà e, tematica molto attuale, risalire ad un remoto passato attraverso le tracce di un’arcaica spiritualità. Reminiscenze sciamaniche sono tuttora riconoscibili in ciò che oggi si definisce cultura e arte popolare, tradizione e folclore, un patrimonio che è stato trasmesso attraverso le generazioni e gli sterminati spazi della pianura eurasiatica.
I ricami e i tessuti degli ornamenti tradizionali, le feste, le fiabe, i canti e la poesia popolare di molte moderne civiltà europee sono pervase di tale sostrato ed esplicano in forma quasi didascalica, ermetiche simbologie e chiarissimi riferimenti alla vastità del creato.
Per venire ai giorni nostri
Lo scambio e il confronto che caratterizza il continuo avvicendarsi dei popoli in movimento sulla terra, determina necessariamente un’evoluzione del lessico e della fraseologia, da cui consegue un modo di interpretare la realtà attraverso i segni e la parola. Questa «espressione di umanità» ci riconduce spesso a radici assai profonde su cui si innestano e crescono nuovi germogli. Lo studio approfondito delle lingue e delle «diverse storie» dell’umanità, comporta spesso il confronto con un patrimonio culturale insito anche nel quotidiano di ciascun singolo individuo, nei gesti che ognuno di noi compie tutti i giorni, nelle reazioni ai momenti felici e a quelli tristi, in tanti piccoli rituali che accompagnano le nostre vite e ai quali non sappiamo dare sempre una spiegazione logica, se non quella di averlo visto fare magari dai nostri nonni, o di averlo imparato fin da bambini. «Piccoli rituali» che trovano spazio nella letteratura, nell’arte figurativa, nella sintassi e nella fraseologia, nel canto e nella musica, in ciò che si definisce tradizione di un popolo e in tanta parte della vita
spirituale. Uno di questi possibili punti di contatto può essere rintracciato nello Sciamanesimo di matrice siberiana.
Il Laboratorio Permanente di Studi sullo Sciamanesimo
Dipartimento di Lingue e Lettarue Straniere, Lingua UgroFinnica
Università di Bologna
Prof. Carla Corradi Musi